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Un terreno scrigno di beni archeologici: la donazione a Canosa

Un terreno scrigno di beni archeologici: la donazione a Canosa

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Una donazione che contribuisce ad inserire un nuovo tassello nella salvaguardia dell’imponente storia canosina”. Ha definito così il Presidente della Fondazione Archeologica Canosina, Sergio Fontana, l’atto della famiglia Cannone di Canosa che ha deciso di donare un appezzamento di terra alla fondazione che si occupa di gestire, manutenere e rendere fruibili i beni archeologici di Canosa.

Si tratta di una porzione di territorio modesta condivisa da più eredi, che acquista una particolare importanza per la sua posizione. Il terreno è, infatti, confinante con l’area archeologica in cui insistono gli ipogei Lagrasta, ovvero il più importante complesso funerario di Canusium e dell’intera regione tra la fine del IV e il I secolo a.C. 

La nuova particella che entra nel patrimonio della FAC è limitrofa anche a un altro sito archeologico già nella gestione della Fondazione, quello denominato ‘della Fullonica’, ovvero ‘officina dei fulloni’, un complesso industriale di epoca romana edificato su una preesistente area sacra di età ellenistica, dove i lavoratori si occupavano di lavare, smacchiare e tinteggiare le vesti: una moderna lavanderia dotata di vasche e canali di scolo, palese testimonianza della intensa attività di produzione e commercializzazione della lana che si svolgeva a Canosa. 

Al di là dell’ubicazione strategica o del valore o interesse storico del bene, il Presidente Fontana ha tenuto a evidenziare l’importanza di ogni atto di donazione che provenga da privati: “Ogni elargizione, piccola o grande che sia, come una tessera di un grande mosaico ci permette di ricostruire una parte della storia millenaria di questa città e di metterla a disposizione della collettività. Il doveroso grazie va oggi alla famiglia Cannone , i fratelli Nunzio, Fabrizio, Giuseppe e Rosanna, che bene ha compreso come tutti, anche i privati, abbiano un ruolo fondamentale nella condivisione del patrimonio culturale e debbano sentirsi coinvolti in questo processo di tutela del nostro passato”.

LA ZONA ARCHEOLOGICA DEGLI IPOGEI LAGRASTA E I TESORI CANOSINI NEI PIU’ IMPORTANTI MUSEI DEL MONDO

L’appezzamento Cannone da oggi nel patrimonio della FAC è inserito all’interno di una vasta area archeologica tra le più ‘produttive’ della città in termini di ritrovamenti, al punto che gli ipogei Lagrasta sono stati rinominati ‘ipogei del tesoro, a testimonianza della straordinarietà dei corredi funerari che sono stati qui riportati alla luce e che sono oggi ammirabili nei più importanti musei del mondo. 

Gli ipogei Lagrasta costituiscono una imponente tomba a camera formata da nove ambienti funerari. La tipologia architettonica e decorativa di questo ipogeo monumentale è diffusa in un vasto ambito geografico: Creta, Macedonia, Etruria meridionale, Napoli. A Canosa si ritrova negli stessi ipogei Varrese e Scocchera B. La committenza rimanda ad una ricca famiglia aristocratica indigena: i cosiddetti ‘principi dauni’.

Diversi vasi provenienti dalle camere dell’ipogeo sono ora conservati al Louvre di Parigi – dove, oltre ai reperti provenienti dall’Ipogeo Lagrasta si possono ammirare, molti altri reperti archeologici ritrovati a Canosa – ed al British Museum di Londra: qui, sono centinaia i reperti provenienti da Canosa. Altri due sono visibili sul sito del Musée des Beaux-Arts di Lione, ma anche in Italia, ad esempio al Museo Archeologico Nazionale di Napoli nei cui sotterranei è conservata la maggior parte del ‘tesoro’ rinvenuto nell’Ipogeo Lagrasta e dove si trova anche il famoso ‘Vaso di Dario’ (340 -320 a.C.), una ceramica a figure rosse ritrovata nell’ omonimo ipogeo, tra i vasi maggiormente rappresentativi di tutta la ceramografia italiota.

Ma c’è anche un ulteriore aspetto che rende suggestivo questo luogo, ovvero la storia di Medella, una damigella greca, sposata ad un cittadino romano, sepolta nell’ ipogeo Lagrasta nel 67 a.C e ultima ad avere esilio in questa tomba. A dircelo è una iscrizione nel tufo di una delle stanze sepolcrali. La fanciulla fu deposta su un letto bronzeo insieme al ricco corredo funerario che ricomprendeva ori, stoffe, vasellame. Il tesoro di Medella è stato traslato, prima, al Museo Borbonico di Napoli e, poi, in quello Nazionale di Copenaghen, mentre il suo iconico diadema risplendente di pietre preziose e finemente intarsiato oggi è esposto a Parigi, al Museo del Louvre. Un destino simile a quello avuto dagli ori di Opaka, principessa vissuta nel VI secolo a.C. a Canosa e spirata appena 14enne: il suo diadema, capolavoro di oreficeria del III secolo a.C., è conservato al Museo Archeologico di Taranto insieme agli altri monili ritrovati in quella che fu rinominata ‘la tomba degli ori di Canosa’, assieme agli ipogei Lagrasta la più celebre tomba canosina. 

Al Metropolitan di New York è esposta una scatola in terracotta raffigurante una coppia seduta insieme ad Eros- ha detto ancora Fontana citando un altro dei reperti di Canosa oggi in uno dei più importanti musei del mondo – La nostra città oggi dovrebbe essere conosciuta in tutto il mondo per l’importante contributo alla ricostruzione storica che continua a dare. Alla luce di ciò – ha concluso – risultano ancora più importanti le donazioni a favore di chi lavora in loco: musei e fondazioni che conservano ed espongono qui i nostri tesori”

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