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Passeggeri sulla collina, lo spettacolo ispirato a Spoon River

Villa Comunale Trani

   Mercoledì 8 settembre, alle ore 19,00, debutterà a Trani nell’Anfiteatro della Villa Comunale, il nuovo spettacolo della Compagnia Marluna Teatro “Passeggeri sulla collina“, la cui ideazione e regia sono a firma dell’arch. Massimo Marafante. Un cast d’eccezione con Michele Cipriani, Maria Elena Germinario e Pietro Naglieri e musiche originali di e con Vittorio Gallo. Successivamente la pièce sarà nel nord barese in una mini-tournée che toccherà il Castello di Bisceglie (BT) il 10 settembre, Piazza Marconi a Corato (Ba) il 14, bissando a Trani all’interno della kermesse I Dialoghi di Trani il 15 settembre e concludendosi al Teatro di Ponente di Molfetta (Ba) il 24 settembre. Lo spettacolo gode dei patrocini dei comuni toccati dalla tournée, in collaborazione con l’Associazione culturale La Maria del Porto de I dialoghi di Trani.   

Lo spettacolo, tratto dall’Antologia di Spoon River dello scrittore e poeta americano Edgard Lee Masters, nasce da un progetto scenico dal vivo con il coordinamento tecnico e di riferimento della Compagnia Marluna Teatro.  Esso si ispira alla raccolta di poesie scritta da Masters, pubblicata tra il 1914 e il 1915, in cui ogni poesia racconta, in forma di epitaffio, la vita dei residenti dell’immaginario paesino di Spoon River, sepolti nel cimitero locale. Masters descriveva così la vita umana, raccontando le vicende di un microcosmo, storie che coinvolgevano personaggi che coprivano praticamente tutte le categorie e i mestieri umani.

La rappresentazione teatrale si propone la riflessione sul difficile momento di perdite morali e materiali vissuto durante i mesi più critici della pandemia. «Abbiamo pensato – afferma Massimo Marafante – che, per riflettere su questo tempo difficile, si sarebbe potuto far ‘parlare’ i morti attraverso i monologhi-epitaffi di “Antologia di Spoon River” di E. L. Masters e celebrare così, simbolicamente, tutti quei defunti che hanno scandito le nostre ore buie. Lo spettacolo – aggiunge il regista – intende stimolare una riflessione sulle decine di migliaia di morti civili in tempo di pace che non abbiamo potuto concretizzare se non con una sterile e astratta sommatoria numerica. Dietro ogni morto invece c’è stata una vita e quindi una storia da raccontare. 

Queste poesie – sottolinea il regista – raccontano in modo leggero, coniugando semplicità e verità, l’esperienza del vivere attraverso gli abitanti di una comunità circoscritta. Piccoli ritratti di gente qualunque, il cui unico “eroismo” è quello di “vivere”, come per tutti noi, manzonianamente protagonisti della Storia. Gli epitaffi di Masters non parlano però di morte, vi accennano parlando di vita: sono sferzanti, magari cinici, sempre ironici riguardo le debolezze umane, teneri e amorosi, mai patetici. Come il testo, anche la musica dello spettacolo è composta con frammenti sonori diversi. Il compositore ha messo insieme anche lui i pezzi che ha raccolto, mescolando così, generi, stili e colori sonori: a volte è un ballabile, a volte una cacofonia indistinta od il segmento di un brano complesso. Alla fine, in questo magma di note e di parole, ci ritroviamo insieme per comporre il nostro pezzo di vetrata e provare a ritrovare il disegno generale o uno nuovo scaturito da questo. Questa, pertanto, – conclude Marfante – ci è sembrata una scelta giusta e originale per prendere atto di una perdita collettiva in modo adulto, serio ma non serioso: sarà dunque uno Spettacolo, non un compianto».

Passeggeri sulla collina nasce dall’urgenza di ricordare tutte le vittime della pandemia da Covid-19 affinchè essi non rimangano solo numeri enunciati in tv o sui giornali come sterili bollettini di morte ma per dare loro dignità come persone dietro cui si celano vite e storie da raccontare.

Emblematiche le note di regia: «È questo un momento sospeso tra un prima e un dopo. Ci muoviamo tra macerie emozionali, economiche, fisiche e, se ci guarderemo intorno, la prima cosa che ci salterà agli occhi ed al cuore, saranno le migliaia di morti che sono stati per noi perlopiù anonimi, quasi solo numeri in progressione. Prima che queste migliaia, milioni, di morti sbiadiscano nel disinteresse, nel distacco di una rimozione attivata per istinto di sopravvivenza, bisognerà elaborare quel lutto collettivo che sembra ora astratto e conferirgli invece una qualche concretezza: bisognerà proporre un “gesto” di compassione ed empatia quale strumento attivo per questa catarsi, e questo “gesto” sarà un gesto teatrale. Chi infatti meglio del Teatro e degli attori, che vivono in simbiosi con la comunità, con il pubblico, può attivare questo passaggio incarnando pensieri, sentimenti e azioni? Certo, non possiamo abbracciare e raccontare migliaia di morti, non possiamo neanche concepirli, ma possiamo riflettere sul fatto che dietro ogni morte c’è stata una vita e quindi una storia da raccontare. Infatti, l’immagine metaforica che ha guidato la messa in scena, è quella di una immensa vetrata gotica andata in frantumi. Ogni scheggia è un pezzo, anche irriconoscibile, del disegno generale di una narrazione complessa: ecco la testa di un Santo, il piede di un viandante, la mano di un artigiano, il volto di una donna senza età o, semplicemente, un insieme di colori. Stiamo dunque mettendo insieme i “cocci” nel tentativo di riconoscerli e di dargli infine una giusta collocazione nella nostra coscienza, nella nostra memoria».

Gli spettacoli si svolgeranno nel pieno rispetto delle norme anti-Covid 19, per accedervi è quindi necessario essere in possesso di Green Pass e compilare il modulo di registrazione al seguente link: https://forms.gle/pvdq4VhzRS23qxvo9.

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