TRANI – La vocazione di Palazzo delle Arti Beltrani come centro culturale polifunzionale della città di Trani si conclama anche in occasione di “Radar”, il festival internazionale di fotografia giunto alla sua terza edizione. Non è la prima volta che i battenti della dimora nobiliare si aprono all’ottava arte. Le magnifiche sale del Palazzo, elemento di congiunzione tra il raffinato borgo ottocentesco e l’affascinante città vecchia, accoglieranno dal 2 luglio sino al primo agosto 2021 le opere fotografiche del festival ideato e finanziato da Spaziotempo, scuola di fotografia e filmmaking con il contributo della Città di Trani e i patrocini della Regione Puglia, Puglia Promozione, Palazzo delle Arti Beltrani e Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia BAT.
“Promuovere e divulgare il linguaggio della fotografia e valorizzare nel contempo il patrimonio artistico e culturale della città, con il coinvolgimento attivo di professionisti e talenti del settore provenienti da tutto il mondo”. Tanto si propone #Radar, festival internazionale di fotografia contemporanea per la prima volta a Trani (BT).
Ben otto le esposizioni presenti al Palazzo delle Arti Beltrani e visitabili dal martedì alla domenica dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00: Hayati di Karim El Maktafi, che indaga sulle identità delle “seconde generazioni” di immigrati, Valparaiso dell’artista Francesco Merlini, già esposta nella collettiva “Atlanti, Ritratti e altre storie. 6 giovani fotografi europei” prodotta da Fotografia Europea a Palazzo Da Mosto a Reggio Emilia; Charlie surfs on Lotus Flowers di Simone Sapienza, una rappresentazione metaforica delle società dello spettacolo in Vietnam dove, nonostante l’ordine e il controllo imposto dal potere comunista, la nuova generazione vuole cavalcare l’onda del nuovo sviluppo economico; La natura delle cose dell’artista visiva Novella Oliana con un’installazione di video e immagini sul mito di Leucotea, Cosmodrome di Raffaele Petralla, See Naples and die di Sam Gregg, Asphodel songs di Mathias Benguigui e Agathe Kalfas e Domani nevica di Anna Adamo.
È possibile effettuare la visita alle mostre di Radar ed all’intera Struttura museale, compresa la Pinacoteca “Ivo Scaringi”, dal martedì alla domenica, dalle ore 10,00-13,00 e 16,00-20,00, con prenotazione obbligatoria al seguente link: https://forms.gle/gK9d8DsufJ23Ye8KA
I biglietti sono acquistabili direttamente al botteghino di Palazzo delle Arti Beltrani in via Giovanni Beltrani, 51: € 8,00 intero, € 5,00 ridotto per i minori di età compresa tra i 6 e i 18 anni; gli studenti universitari (muniti di tesserino / libretto universitario); i cittadini che abbiano compiuto i 65 anni di età; gli insegnanti muniti di carta docente.
Ingresso gratuito per gli accompagnatori di diversamente abili; le delegazioni di Autorità ospiti dell’Amministrazione comunale; guide ed accompagnatori turistici e scolastici; minori sino al compimento del 6° anno di età (solo se accompagnati da persone adulte).
I fotografi e le opere in mostra:
𝗞𝗔𝗥𝗜𝗠 𝗘𝗟 𝗠𝗔𝗞𝗧𝗔𝗙𝗜
“HAYATI”
Karim El Maktafi è un fotografo italo marocchino nato a Desenzano del Garda nel 1992. Nel 2013 si è diplomato all’Istituto Italiano di Fotografia di Milano. Ha all’attivo collaborazioni con fotografi in vari settori: commerciale, fashion, editoriale, pubblicitario. La sua ricerca fotografica esplora il concetto di identità attraverso i metodi del documentario e del ritratto. Il suo lavoro è stato esposto a La Triennale di Milano, Museum in Der Kulturbrauerei (Berlino), Pavillon Populaire (Montpellier), Macro Testaccio (Roma) e in altri festival fotografici europei. Ha contribuito a riviste tra cui National Geographic, Internazionale, Vice, Topic stories e The British Journal of Photography. Tra il 2016 e il 2017, durante la residenza a Fabrica, Karim ha realizzato Hayati, progetto fotografico vincitore del PHMuseum 2017 Grant – New Generation Prize, finalista al CAP Prize 2017 – Contemporary African Photography prize e secondo premio al Kassel Dummy Award 2018.
“Hayati”:
Hayati (la mia vita nella lingua araba) è un diario visivo realizzato esclusivamente con uno smartphone e riflette e indaga sulle identità delle “seconde generazioni”, figli di immigrati, nati e cresciuti in Italia, in equilibrio tra due realtà che a prima vista potrebbero sembrare incompatibili. L’indagine è stata per l’autore una riscoperta della storia della propria famiglia volta a ritrovare una identità che non è unica, ma che sembra piuttosto essere un ibrido culturale. sono diventato il suo soggetto e il suo oggetto. E mentre egli cerca di definire questa identità, comprende il privilegio di “stare sulla soglia di casa” ai margini di due ambienti.
𝗙𝗥𝗔𝗡𝗖𝗘𝗦𝗖𝗢 𝗠𝗘𝗥𝗟𝗜𝗡𝗜
“VALPARAISO”
Francesco Merlini è nato ad Aosta nel 1986. Dopo una laurea in industrial design al Politecnico di Milano, si dedica completamente alla fotografia. Dopo essersi occupato di news italiane, ora lavora principalmente su progetti personali a lungo termine, reportage ed editoriali. Le sue fotografie sono state pubblicate su riviste e siti internazionali tra cui: The Washington Post, Financial Times, Le Monde, L’Espresso, Wired, Corriere della Sera, GQ, Dazed, Internazionale, La Stampa e D La Repubblica. I suoi progetti sono stati esposti presso festival e gallerie italiane e internazionali.
Parallelamente alla sua carriera fotografica, negli ultimi anni Francesco ha coordinato l’agenzia di foto-giornalismo internazionale Prospekt, assumendo il ruolo di photo editor e sales manager, lavorando a stretto contatto con alcuni dei più premiati fotografi di reportage contemporanei e con i più importanti magazine di tutto il mondo.
“Valparaiso”:
“Per molti anni ho cercato di raccontare una valle in cui sono nato e in cui ho passato molto tempo quando ero bambino, un luogo che ho amato e odiato, mio padre è mancato quando avevo quindici anni e mia madre è scomparsa un anno fa. Ho deciso di mettere da parte qualsiasi tipo di approccio documentaristico con la consapevolezza che non mi sono mai interessato alla bellezza dei
paesaggi naturali. Mi interessava dare voce a un luogo che cambia, protegge e distrugge le persone,
attraverso la sua esistenza nelle nostre vite. Nel mio lavoro, i ricordi del tempo trascorso
in questa valle si mescolano a sogni, incubi e visioni che la mia mente ha ambientato in questo luogo”.
𝗡𝗢𝗩𝗘𝗟𝗟𝗔 𝗢𝗟𝗜𝗔𝗡𝗔
“LA NATURA DELLE COSE”
Novella Oliana è un’artista visiva, docente e ricercatrice affiliata al dipartimento di arti visive dell’Università di Aix-Marseille (Francia). Ha una formazione iniziale in studi culturali focalizzata sul Mediterraneo e il Medio Oriente (Università di Napoli L’Orientale, Italia) ed è titolare di un dottorato di ricerca in Arti Visive con una tesi in ricerca-creazione. Il suo approccio teorico e pratico alla ricerca artistica considera l’immagine come un processo e come il risultato di un’azione performativa. Si concentra sul gesto plastico e si interroga sull’uso dei vari media (fotografia, video, disegno e performance). Attualmente la sua ricerca (ancora inedita) si concentra sulla rappresentazione dello spazio mediterraneo e della sua superficie dell’acqua. Le sue ultime pubblicazioni come autrice includono “Chambres, univers: fragments d’un espace inventé”, PU MIDI, Tolosa, 2018; “The Mediterranean surface and the archetype of the island as contemporary paradigms for accessing cultural commons”, Springer-verlag, 2020. Nel 2019 un estratto del suo lavoro 8 infiniti circa è esposto in un’installazione site-specific nel festival Gibellina Photo-Road (Gibellina-TP); a febbraio 2020 una selezione della sua ricerca Lo spazio necessario è esposta in una doppia personale con Mario Cresci (Fra noi e le cose, a cura di Gigliola Foschi, Red Lab Gallery, Milano); a settembre 2020 è selezionata per il progetto “F4″ coordinato dalla Fondazione Fabbri ed espone un estratto de Lo spazio necessario nella mostra “L’immagine come processo” curata da Carlo Sala, Festival Photo Open Up (Padova). Ad 2020 partecipa con un estratto di Cartografia performativa del Mediterraneo al progetto Arcoscenico di Numero Cromatico (Roma), MiBACT “Exhibit Program”. Attualmente vive e lavora a Roma e Marsiglia.
“La natura delle cose”:
“Il mio lavoro riflette sul mito di Leucotea: suicida in mare, diventa la Dea bianca che salva con il suo velo Ulisse, naufrago. Ho considerato il gesto dello svelamento attraverso il contatto con il mare e il bianco, leukós: quest’ultimo si forma dall’intero spettro visibile ma mostra un’apparente assenza di immagini. Ho dipinto alcune stampe di un bianco detto idrocromico che, a contatto con l’acqua, diventa trasparente: grazie ad un processo di rivelazione attraverso l’acqua marina, le immagini che manipolo sulla riva si svelano all’osservatore”. L’artista riflette così sull’essenza (physis) dell’immagine contemporanea e sulla sua ridondanza che cela spesso ai nostri occhi le sottili dinamiche del mondo.
𝗦𝗜𝗠𝗢𝗡𝗘 𝗦𝗔𝗣𝗜𝗘𝗡𝗭𝗔
“CHARLIE SURFS ON LOTUS FLOWERS”
Simone Sapienza è un fotografo laureato in “Documentary Photography” presso la University of South Wales di Cardiff, in Galles (Regno Unito). Dal 2016 fa base a Palermo, dove lavora come freelancer. Tra le sue recenti collaborazioni, ha lavorato per Airbnb Plus, Manifesta 12, Vogue Italia, La Stampa, La Repubblica, Io Donna; ha realizzato mostre fotografiche in Italia
ed Europa e nel 2016 è stato pubblicato il suo primo libro fotografico sul Vietnam, intitolato “Charlie surfs on Lotus Flowers”. Nel 2019 è stato nominato dal centro fotografico C/O di Berlino tra i migliori talenti emergenti su scala internazionale.
“Charlie surfs on Lotus Flowers”:
Circa quarant’anni dopo la vittoria dei Vietcong contro gli Stati Uniti d’America, il Vietnam è destinato a diventare la prossima Tigre Asiatica a farsi strada. Quasi il 95% della popolazione è a favore di una economia a mercato libero di tipo capitalista, tuttavia, nono stante una libertà sempre più ampia in ambito economico, il potere politico è ancora in mano al governo Comunista che esercita un potere assoluto in Vietnam. “Charlie surfs on Lotus Flowers” è sin dal suo stesso titolo una rappresentazione metaforica delle società dello spettacolo in Vietnam dove, nonostante l’ordine e il controllo gravato dal potere comunista, la nuova generazione vuole cavalcare l’onda del nuovo sviluppo economico.
RAFFAELE PETRALLA
“COSMODROME”
Raffaele Petralla, è un fotoreporter, documentarista e docente di fotografia. I suoi lavori sono stati pubblicati sulle principali testate internazionali tra le quali: New York Times, National Geographic U.S.A., Geo Magazine, Bloomberg Businessweek, The Washington Post, The New Yorker, Internazionale, L’Espresso, Days Japan, CNN photos, Der Spiegel, Terra Mater, D La Repubblica,La Stampa, Corriere della Sera, VICE, De Morgen, Dazed e molti altri. Negli ultimi anni Petralla ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali quali Tabò prize 2015, Fotoleggendo 2015.
“Cosmodrome”:
Al confine con il Circolo Polare Artico, gli abitanti ritrovano frammenti di razzi spaziali con cui costruiscono slitte, barche e altri oggetti quotidiani. Le operazioni di recupero che seguono al ritrovamento avvengono durante il periodo in cui i letti dei fiumi gelano. In questo territorio ostile, dove la popolazione vive di pesca e dove i fattori ambientali e climatici rendono la vita difficile, gli errori di calcolo nelle traiettorie dei satelliti del Cosmodromo di Plesetsk diventano una risorsa inattesa. Solo nel 1983 il Cosmodromo è stato menzionato ufficialmente per la prima volta nella stampa nazionale dell’URSS.
SAM GREGG
“SEE NAPLES AND DIE”
Sam Gregg (1990) è un fotografo autodidatta di ritratto e fotografia documentaria di Londra. Con un interesse particolare per le comunità emarginate e espropriate, il lavoro di Gregg è sia immersivo che distante, rifugiandosi in ambienti complessi come mezzo per seguire narrazioni che riflettono sulla propria cultura per esplorare temi umani fondamentali. Nel corso del suo lavoro, Gregg ritorna dai valori anomali, individui che vivono in periferia e sono nascosti o deliberatamente travisati come mezzo per esercitare potere e controllare le narrazioni.
“See Naples and die”:
Nel 2014 Sam scopre Napoli rimanendone così catturato da decidere di rimanerci e per due anni, anni in cui immortala il volto delle persone e i quartieri, ritrovando quegli stereotipi attraverso cui la città di Napoli è conosciuta nel mondo, ma senza giudizio ed anzi con la volontà di celebrare le persone emarginate e i valori umani universali. Nelle sue immagini la teatralità, personaggi vibranti nei quartieri più trascurati, lo straordinario nell’ordinario, il ritratto di una comunità che non ha eguali nel mondo.
MATHIAS BENGUIGUI E AGATHE KALFAS
“ASPHODEL SONGS”
Mathias Benguigui, nato nel 1991, è un fotografo documentarista francese che vive e lavora a Parigi. Assieme ad Agathe Kalfas, artista e scrittrice, realizzano, tra il 2016 e il 2020, Les Chants de l’Asphodèle (Asphodel Songs), un lavoro a quattro mani che mescola testi e immagini, pubblicato da Le Bec en l’Air (Marsiglia – Francia) durante l’estate 2021. Sono vincitori con l’opera in mostra della Open Call U35.
“Asphodel Songs”
Nel 2015 Lesbo è diventata il centro del più grande spostamento di popolazione in Europa dalla Seconda guerra mondiale. Non si tratta tuttavia di un evento senza precedenti nella turbolenta storia di quest’isola greca. Fin dall’antichità, le ondate migratorie si sono susseguite su questo pezzo di terra, un crocevia di mondi, un passaggio tra Oriente e Occidente.
Navigando ai confini del documentario e della finzione, questo lavoro a lungo termine invita a una nuova lettura delle questioni contemporanee dell’isola di Lesbo, mettendo insieme le tracce del passato, la mitologia e la memoria collettiva della migrazione.
ANNA ADAMO
“DOMANI NEVICA”
Anna Adamo è nata nel 1991 in una piccola città vicino a Milano. Si è avvicinata alla fotografia da giovanissima con la macchina fotografica del fratello. Frequenta poi gli studi artistici presso l’istituto d’arte di Monza, dove inizia ad avere un approccio più intimo alla fotografia ma abbandona la scuola prima di conseguire il diploma.
Tuttavia, anche senza un solido background formativo, inizia a farsi strada in questo mondo.
Nel 2011 partecipa al primo concorso nazionale istituito da Leica, con il progetto “This is our youth” e vince insieme ad altri 5. Qui è stata scoperta da un membro della giuria, il membro di Magnum Alex Majoli che le ha poi proposto un’esperienza di lavoro con il collettivo di fotografi e fotogiornalisti Cesura, da lui fondato.
Dopo averci lavorato come stagista per tre mesi, da allora ci lavora come collaboratrice.
“Domani nevica”
È la storia di una donna nata nel 1952 in provincia di Napoli, nel sud Italia, con altri 6 fratelli e i suoi genitori sono costretti ad emigrare al nord per cercare lavoro. Quando avevo 13 anni mio fratello è morto e mia madre è caduta in depressione. Quell’anno ho iniziato a fare foto a mia madre, a documentare il suo cambiamento, ossessionata dalle nostre foto di famiglia, perchè ho sempre pensato che la vita in foto sia più bella.